La mia mamma fa un lavoro tipo dirigente d’azienda
Uno dei nodi comuni a tutte le donne che lavorano e investono sulla loro realizzazione professionale oltre che familiare, è sicuramente il senso di colpa verso i figli.
Ci si sente sempre di sacrificare qualcosa rispetto a come si vorrebbe essere mamme: tempo, attenzioni, vicinanza. Anche se si è consapevoli che forse il rapporto con i figli è migliore se si ci si realizza nelle proprie aspirazioni complessive, se il dedicarsi ai figli non avviene tagliando pesantemente una parte di sé. Certo, gli equilibri sono sempre difficili, le soluzioni sempre ‘subottimali’, ma forse è così comunque, per qualunque scelta si faccia.
Ci si sente sempre di sacrificare qualcosa rispetto a come si vorrebbe essere mamme: tempo, attenzioni, vicinanza. Anche se si è consapevoli che forse il rapporto con i figli è migliore se si ci si realizza nelle proprie aspirazioni complessive, se il dedicarsi ai figli non avviene tagliando pesantemente una parte di sé. Certo, gli equilibri sono sempre difficili, le soluzioni sempre ‘subottimali’, ma forse è così comunque, per qualunque scelta si faccia.
Tuttavia i sensi di colpa verso i figli vanno anche al di là del disagio reale dei bambini. Perché sono alimentati anche da pressioni sociali e culturali, da modelli solidamente introiettati anche se non necessariamente ideali o migliori di quello che si mette in atto.
Invece la realtà può essere diversa. Può essere che i figli di queste donne, insieme ai problemi, trovino nel modo di essere delle loro mamme anche qualche ricchezza in più. Per esempio, l’apporto di una vita che si muove in più mondi, un modello di mamma non standardizzato, il piacere che deriva da una persona più appagata perché più vicina ad un suo progetto di vita. Forse anche l’orgoglio di avere una mamma che è una donna un po’ fuori dal comune.
Invece la realtà può essere diversa. Può essere che i figli di queste donne, insieme ai problemi, trovino nel modo di essere delle loro mamme anche qualche ricchezza in più. Per esempio, l’apporto di una vita che si muove in più mondi, un modello di mamma non standardizzato, il piacere che deriva da una persona più appagata perché più vicina ad un suo progetto di vita. Forse anche l’orgoglio di avere una mamma che è una donna un po’ fuori dal comune.
Perché non provare a chiederglielo?
Da questa riflessione è nato il progetto di una ricerca presso i figli delle donne dirigenti: per raccogliere i vissuti di questi bambini verso la professione delle loro mamme, e verificare se e quanto i sensi di colpa pesino su queste donne al di là dei problemi reali.
Da questa riflessione è nato il progetto di una ricerca presso i figli delle donne dirigenti: per raccogliere i vissuti di questi bambini verso la professione delle loro mamme, e verificare se e quanto i sensi di colpa pesino su queste donne al di là dei problemi reali.
Il presente rapporto illustra le evidenze emerse da questa ricerca, condotta dalla Fondazione ISTUD, su un tema di particolare rilevanza e attualità nell’ambito aziendale.
Si tratta dell’attenzione per le madri dirigenti, con posizioni di responsabilità, il cui intenso impegno lavorativo può talvolta andare a scapito della vita familiare, ed essere così potenzialmente generatore di colpevolizzazione.
Si tratta dell’attenzione per le madri dirigenti, con posizioni di responsabilità, il cui intenso impegno lavorativo può talvolta andare a scapito della vita familiare, ed essere così potenzialmente generatore di colpevolizzazione.
La ricerca si colloca nell’ambito degli studi di genere, ma allo stesso tempo si differenzia nel panorama delle ricerche sui temi delle pari opportunità e delle politiche di bilanciamento vita familiare e vita lavorativa per la particolarità dell’approccio da noi adottato: ricostruire il vissuto personale di queste donne in un doppio ruolo, e confrontarlo con il vissuto dei figli, la loro percezione del lavoro delle madri.
Va sottolineato con chiarezza che l’obiettivo di questa ricerca era di costituire una prima esplorazione del problema, da sottoporre eventualmente a successiva verifica più estesa.
Dato questo orientamento esplorativo, quasi una sorta di ‘carotaggio’, la ricerca non ha pretese di rappresentare esaustivamente la situazione rispetto alle questioni in esame, ma costituisce una raccolta di ipotesi come base su cui sviluppare ragionamenti e ulteriori lavori.
Va sottolineato con chiarezza che l’obiettivo di questa ricerca era di costituire una prima esplorazione del problema, da sottoporre eventualmente a successiva verifica più estesa.
Dato questo orientamento esplorativo, quasi una sorta di ‘carotaggio’, la ricerca non ha pretese di rappresentare esaustivamente la situazione rispetto alle questioni in esame, ma costituisce una raccolta di ipotesi come base su cui sviluppare ragionamenti e ulteriori lavori.