Carbon negative e filiera corta. Quando “negativo” vuol dire bene
Di Nicolò Santonastaso
Negli ultimi anni c’è stato un notevole incremento delle azioni, sia delle industrie che dei singoli cittadini, di stampo green. Questo poichè ci si sta rendendo conto dell’insostenibilità dei modelli di vita cui siamo stati abituati, che ci stanno portando sempre più vicini a un break even point (un punto di non ritorno) dell’equilibrio ambientale.
Si è svolto il 5 dicembre 2012, a Milano, Green 3.0, meeting che ha visto la partecipazione di realtà aziendali (dalla multinazionale con esperienza secolare alla neonata start-up locale con una decina di dipendenti), ognuna delle quali ha portato le proprie idee, esperienze e proposte in tema di sostenibilità aziendale e ambientale, con qualche accenno anche a quella sociale.
Tra i vari interventi, quello sul mattone ha presentato una convincente, e convinta, combinazione di questi due tipi di sostenibilità che non sempre vengono sviluppate di pari passo. L’intervento in questione è stato quello di Equilibrium srl, start-up che opera nel settore della bioedilizia proponendo un mattone innovativo fatto di canapa e calce, espressione di una particolare visione di impatto ambientale, quella carbon negative.
Qui apriamo una parentesi su questo tipo di sostenibilità ambientale.
Un processo carbon negative è un processo che induce una rimozione permanente di CO2 dall’ecosistema. Per capirci, una foresta assorbe anidride carbonica eliminandola dall’atmosfera, ma non la ingabbia permanentemente in modo sicuro, la trasferisce semplicemente nella biosfera. Questo processo ha il problema di essere potenzialmente reversibile (basta un incendio per riversare nuovamente la sostanza velenosa nell’ecosistema). Invece, un processo carbon negative ha il pregio di eliminare la CO2 definitivamente, o quasi, poichè è irreversibile per almeno migliaia di anni. Negli ultimi anni sono aumentati gli studi eseguiti su materiali e processi di questo tipo, denominati processi di carbon capture and storage. Questi sono letteralmente processi di cattura e sequestro del carbonio e sono, appunto, carbon negative, perchè sottraggono CO2 dall’ecosistema.
Due esempi di questi tipo di processi CCS sono il carbone organico ottenuto da biomasse capace di imprigionare la CO2 e i pozzi offshore presenti in Germania, Australia e Norvegia in cui vengono pompate e immagazzinate ingenti quantitàdi CO2.
Tornando al biomattone, studi approfonditi sulla sua footprint dimostrano che la quantità di CO2 catturata durante il suo ciclo di vita è maggiore rispetto alla quantità emessa nelle diverse fasi di lavorazione, uso e smaltimento. Per cui possiamo dire che la produzione e l’utilizzo di questo prodotto, grazie alla sua composizione, ha un impatto positivo sull’ambiente. Infatti la canapa è una pianta ad elevatissima produzione di biomassa che per crescere, oltre a non avere bisogno di fertilizzanti e pesticidi, assorbe elevate quantità di CO2, gas che dopo la dovuta lavorazione del materiale resterà imprigionata nel mattone. Dopo la lavorazione a freddo il biomattone è pronto per essere utilizzato. Ma dove? Secondo la filosofia dell’azienda: rigorosamente nella zona di produzione, questo è il secondo fondamentale passo per riuscire a rientrare nei termini di carbon negative. Perchè l’azienda adotta la politica della filiera corta, quindi pochi passaggi produttivi per portare il mattone dalla zona di produzione al sito dove verrà posato, che si traducono in un contatto diretto tra produttore e consumatore, rigorosamente presente nella zona di produzione. La filiera corta è stata scelta poichè se questi mattoni venissero spediti dall’altra parte del mondo, a causa del trasporto produrrebbero indirettamente una quantità di gas serra che vanificherebbe tutti i precedenti sforzi orientati alla sostenibilità totale lungo il ciclo di vita del prodotto.
Dopo la posa del mattone questo continuerà a permettere di perseguire una riduzione dei consumi, permettendo elevato isolamento termico, traspirabilità, riciclabilità e biodegradabilità.
La bellezza di questo tipo di impatto ambientale A? che algebricamente diventa negativo, stravolgendo e quasi banalizzando le politiche delle semplici battaglie di riduzione di emissioni, dimostrandoci che le tecnologie e l’esperienza per processi altamente sostenibili esistono, basta avere il necessario coraggio di mettersi in gioco.
Quindi ben vengano esempi di responsabilità sociale come questo, soprattutto in un paese che si è assunto, insieme al resto dell’Unione Europea, un impegno ambientale per il 2020: ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020 rispetto ai livelli di emissione del 1990.
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