Green 3.0. Italia, più verde meno spread
Green 3.0 perché è il terzo volume che in questa collana dedichiamo al verde. Tre libri esaustivi che si includono, l’un l’altro: chi li avrà tutti e tre si troverà in casa una rapida enciclopedia con un centinaio di protagonisti, e aziende, che hanno descritto il loro punto di vista, le loro esperienze su come sta cambiando il mondo green in Italia. 3.0 perché noi la vediamo come la frontiera ultima dell’innovazione. Simbolicamente abbiamo raggruppato coloro che nelle sperimentazioni spingono di più la tecnologia al futuro. Il vasto made in Italy di prodotti classici, noti e riconosciuti è un marchio di qualità anche per il green nostrano. Il portfolio ambientale è vasto e sinergico: pesca nella tradizione e imita la natura. Si va dal prato pascolo fotovoltaico alle reti di teleriscaldamento, dalla green region al green building, dalla bioarchitettura al mattone ecologico, dall’auto elettrica al treno, alla nautica. Si parla di alimentari e packaging per l’acqua e, nella terza parte del libro, di blue economy – espressione coniata dall’economista e imprenditore belga Gunter Pauli – che è una evoluzione della green economy, «tutto ciò che segue la natura, produce e non distrugge». Un filone che per noi include l’agro&bio: dalle piante per il biocombustibile alla ricetta della pattumiera, dal biogas al biometano.
È l’Italia che scalza l’economia vecchia, satura, per offrire opportunità di investimento, di crescita, di lavoro. Ed è uno stile di vita. Raschiato il barile c’è, soprattutto per le giovani generazioni, la possibilità affascinante di ripartire con nuove e solide basi. Scrive Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nella Prefazione al libro: «Ormai efficienza energetica, innovazione tecnologica, fonti rinnovabili d’energia, protezione dell’ambiente e del territorio creano posti di lavoro e fanno crescere le imprese in modo stabile e sicuro, mentre gli altri settori economici sono in difficoltà. Eppure la green economy non ha nelle istituzioni quella voce, quel peso, che merita e che invece ha nel mondo reale. È nostro dovere ascoltare le amministrazioni pubbliche più innovative e le imprese “verdi” e sostenerne le iniziative, che sono l’arma migliore per combattere la crisi».
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