Il futuro del lavoro è oggi: coesione organizzativa e smart working
Il modo di lavorare e apprendere di tutti è stato rivoluzionato nelle ultime settimane da una emergenza senza precedenti. In tempi da record si sono riorganizzate attività e priorità, si sono prese decisioni in scenari incerti, sono emerse modalità nuove di gestione e collaborazione a distanza, per garantire la continuità operativa.
La coesione tra le persone, il loro engagement, il contributo individuale di ognuno al successo generale d’impresa si sono ritrovati a rischio, e mai come oggi diventano fattori centrali per garantire la continuità operativa in azienda.
L’isolamento forzato rischia infatti di causare fatica psichica e fisica, e la conciliazione forzata tra work e life sta mettendo a dura prova la capacità di lavorare e raggiungere gli obiettivi, soprattutto in un contesto economico dominato di incertezza.
I tre collanti su cui si stanno reggendo le imprese
Assenza, distanza fisica, distrazione, mancanza dei rituali di socializzazione, sono forze disgregative che disabituano a sentirsi comunità, a tenere il filo della vita in comune, delle relazioni, dei non detti.
Rispetto al solito, il rapporto tra tempo speso fuori casa e tempo a casa si è invertito e ha richiesto alle persone tenuta psichica, nuovo adattamento e nuovi equilibri relazionali.
Tre collanti stanno “tenendo insieme” oggi le organizzazioni:
- Senso di urgenza per la sopravvivenza dell’organizzazione
- Piattaforme e infrastrutture digitali
- Obiettivi di business
Verso un nuovo paradigma smart e agile
Già in Italia nel 2019 oltre 570.000 lavoratori hanno lavorato in smart working, in crescita del 20% rispetto all’anno precedente. Il corona virus ha spostato forzatamente milioni di lavoratori a casa, in modalità dichiarata come agile. La risposta obbligata all’emergenza è stata infatti riorganizzare le attività di lavoro in presenza a distanza, riproducendo lo stile tradizionale di gestione da remoto.
Ma si può veramente parlare di smart working in un quadro dove gli obiettivi da dare alle persone cambiano su base quotidiana? Dove non c’è possibilità di scegliere il proprio luogo di lavoro ma banalmente si vive “reclusi”? Dove si ha spesso un accesso limitato a risorse logistiche e tecnologiche?
L’emergenza sanitaria ed economica, che speriamo di potere superare al più presto, può diventare una occasione unica per ripensare e rifondare il nostro modo di lavorare, collaborare e apprendere.
Il mondo dopo l’emergenza COVID 19 uscirà molto probabilmente trasformato, e le esperienze di queste giorni di emergenza se messe a sistema nel giusto modo, potranno essere il punto di svolta da cui ripartire con una nuova energia e consapevolezza.
Con lo smart working cambia il modo di gestire progetti, processi, attività e in generale il modo di “stare in azienda”, ai vari livelli dell’organizzazione.
La responsabilità individuale si affianca a quella dei manager che devono essere in grado di comunicare obiettivi chiari e fornire gli strumenti e le leve alle persone per il loro raggiungimento.
Fonte: Osservatorio Smart Working – ISTUD
“Back to work”: iniziare ad attrezzarsi per ridisegnare lavoro e organizzazioni dopo l’emergenza
Il rientro, che speriamo possa avvenire comunque nel modo meno traumatico possibile, interromperà l’esperienza di remote working e potrà divenire un secondo shock per le persone. Per questo la gestione della fase ‘back to work’ dovrà essere attentamente programmata e gestita dalle imprese, per non causare spaesamento e non disperdere valore, esperienze, innovazioni, modalità di gestione che si sono iniziate a propagare – molte volte dal basso – in queste settimane.
Bisognerà ridefinire un patto tra impresa e persona fondato su uno scambio proficuo tra progetto di lavoro/risultati e benessere/bisogni dell’individuo.
Significativi saranno gli impatti e i cambiamenti su tempi e ritmi di lavoro, luoghi e spazi, relazioni, competenze richieste, assetti e concetti organizzativi, meccanismi di integrazione e coesione. Tutte dimensioni da governare e curare attraverso nuovi mindset e modelli di gestione.
Il post emergenza potrà diventare un’occasione unica per rifondare il nostro modo di lavorare, collaborare e apprendere.
Smart working: il modello ISTUD
In ISTUD abbiamo capito da tempo che lo smart working cambia il modo di gestire progetti, processi, attività e in generale il modo di “stare in azienda”, ai vari livelli dell’organizzazione.
Il paradigma tradizionale scompare e emerge un nuovo focus su obiettivi condivisi, flessibilità degli orari, luoghi fisici allargati, tecnologia come fattore abilitante.
La responsabilità individuale si affianca così a quella dei manager che devono essere in grado di condividere obiettivi chiari, scegliere le priorità, guidare le persone e fornire strumenti e risorse adeguate.
Il nostro modello di intervento parte proprio dalle analisi ed esperienze degli ultimi 3 anni, e mette al centro una rivalutazione ragionata di quella che è stata e che sarà ancora l’esperienza durante la crisi valorizzando la comunicazione attenta verso dipendenti e partner, la vicinanza verso il loro vissuto e le loro esigenze, la rilevazione di aree potenziali di difficoltà (logistiche, psicologiche, economiche) ed elementi di facilitazione per queste; la ricostruzione di routine e politiche di smart working e welfare aziendali che traghettino le organizzazioni verso un futuro post emergenza.
Marella Caramazza
Laurea in Economia, Master in Business Administration e specializzazione in Social Sciences. Ha partecipato al programma della Wharton School di Philadelphia: “Strategy Design in the flat world – Profiting from Uncertainty”. Studiosa e docente di organizzazione, in particolare si è concentrata sullo studio di cambiamenti culturali nelle imprese. Ha ideato e condotto numerosi programmi di consulenza e formazione manageriale per imprese nazionali e internazionali accompagnando cambiamenti organizzativi complessi. Ha approfondito i temi legati alla gestione responsabile e sostenibile delle imprese, rappresentando ISTUD nella Academy of Business and Society. Su questi temi ha pubblicato diversi articoli e saggi tra cui il volume Management e Responsabilità Sociale, edito dal Sole 24 Ore. Ultimamente si è occupata delle problematiche legate all’infiltrazione della criminalità organizzata nella economia legale, e nel 2014 ha pubblicato con Guerini Editore il saggio “Le aziende confiscate alla mafia – Perché falliscono e cosa fare per salvarle”. I suoi studi sono stati presentati in conferenze internazionali. E’ Direttore Generale della Fondazione ISTUD, Membro del CDA di Cairo Communication, Membro del Consiglio Direttivo di Asfor, della Commissione di valutazione di Apaform, e fa parte del tavolo sulla legalità di Assolombarda. Da gennaio 2017 è Formatore Manageriale Gestore di Strutture Qualificato APAPFORM EQF 7.