Meditazione nei contesti organizzativi. 5° capitolo del viaggio verso un’ecologia dei sistemi organizzativi
Abbiamo concluso il capitolo precedente annunciando un’incursione in quella che potremmo davvero definire una frontiera del ben-essere organizzativo, ovvero una tipologia di interventi e pratiche che mettono in relazione il mondo dell’impresa con qualcosa che, di primo acchito, sembra essergli antitetico: la meditazione.
Da circa una ventina d’anni, con un netto aumento nel recente passato, pratiche meditative di vario tipo hanno iniziato ad essere introdotte anche nei contesti organizzativi professionali, con il principale obiettivo di aiutare le persone a gestire in maniera migliore lo stress (negativo) che spesso e volentieri la vita in quegli ambiti produce. Diciamo dunque che, essenzialmente, il motivo di incontro fra questi due mondi è stata le necessità del primo (quello aziendale) di trovare rimedi efficaci ai propri effetti collaterali: frenesia, forti pressioni psicologiche, esaurimento emotivo, alti livelli di conflitto, carichi di lavoro pesanti. Ci si è insomma resi conti che poteva non essere necessario accettare queste “scorie” come tristemente connaturate alla dimensione lavorativa (a qualsiasi livello) e che, al contrario, c’erano soluzioni percorribili: si trattava di qualcosa che andava oltre le pur fondamentali politiche di welfare o di tutela della sicurezza e che invece di intervenire sulle condizioni “esterne” all’individuo, modificava il modo in cui egli è in grado di metabolizzarle e rispondere ad esse. Le pratiche di consapevolezza (principalmente di matrice orientale), spogliate da connotazioni strettamente religiose, potevano davvero offrire qualcosa di prezioso alla società occidentale (o occidentalizzata) e al suo motore trainante: le imprese.
Tra i progetti più significativi (e recenti) sviluppati in tal senso, merita certamente di essere citato il “Search Inside Yourself”, sviluppato da Chad Meng-Tan per i dipendenti della società per la quale lavorava come ingegnere informatico: Google. Tan, appassionato di meditazione zen, nel 2007 ha chiesto e ottenuto di poter realizzare un corso di 7 settimane che introducesse i partecipanti ad alcune semplici pratiche di consapevolezza; il percorso era diviso in tre fasi, ciascuna dedicata ad un tema specifico: allenamento dell’attenzione, conoscenza di sé e dei propri schemi di pensiero, coltivazione di stati mentali salutari. Il successo ottenuto ha fatto diventare il S.I.Y uno dei corsi più seguiti e richiesti fra quelli offerti dalla società statunitense ai propri dipendenti. Ad oggi ne vengono erogate quattro edizioni all’anno, che ospitano circa 60 persone ciascuna e il livello di gradimento ha una media di 4,7 su un massimo di 5. Ma ci sono altri esempi interessanti cui vale la pena accennare. Sempre negli Stati Uniti la General Mills (la grande multinazionale alimentare) fra il 2006 e il 2009 ha attivato uno studio che ha coinvolto complessivamente 300 dipendenti, ai quali è stata data l’opportunità di partecipare a corsi o percorsi dedicati allo sviluppo della consapevolezza . I titoli proposti erano: Cultivating Leadership Presence through Mindfulness (4 giorni consecutivi), Catching Lightning: Innovation and Mindfulness (4 giorni consecutivi), Mindful Leadership at Work (1 sessione a settimana per sette settimane).
I dati emersi dallo studio rivelarono evidenze significative: fra coloro che avevano seguito il corso “Mindful Leadership at work”, l’83% dichiarava di prendersi ogni giorno un po’ di tempo per ottimizzare la propria produttività personale (laddove prima del percorso la percentuale era del 20%) mentre l’82% sosteneva di aver imparato a considerare ogni giorno le attività e le riunioni con scarso valore produttivo così da eliminarle; mentre per quanto riguarda il percorso “Cultivating Leadership Presence through Mindfulness”, l’80% dei partecipanti rilevava un incremento positivo nella propria capacità di prendere decisioni lucidamente e l’89% riconosceva un aumento della capacità di ascolto di sé e degli altri. Questo progetto sperimentale, fortemente voluto dall’allora vice presidente di General Mills Janice Maturano, non solo si è trasformato in una policy aziendale consolidata, ma in qualche modo ha dato il via ad ulteriori sperimentazioni che hanno coinvolto altre organizzazioni. E questo grazie al fatto che la Maturano ricopriva anche il ruolo di direttore del dipartimento di “Leadership Education” del Center for Mindulness, oltre ad essere la fondatrice dell’Institute for Mindfulness Leadership: i progetti di formazione realizzati da questi due enti di eccellenza, che hanno coinvolto dirigenti di moltissime grandi aziende (Medtronic, Intel, United Way, Target) e altre tipologie di organizzazioni (non governative, sanitarie, scolastiche), hanno avuto un tale successo che Janice Maturano A? stata invitata, nel Gennaio del 2013, a presentare una relazione sulla “Leadership Experience” al World Economic Forum che si è svolto in Svizzera.
A simbolico suggello dell’ormai consolidato valore che questa tipologia di interventi hanno raggiunto, possiamo citare un articolo apparso sul Financial Times nell’ Agosto del 2012 dal titolo “The mind business”, nel quale si attesta come attualmente più del 25% delle grandi aziende americane (IBM, General Motors, Apple, Abbott, McKinsey) e non solo abbiano introdotto al loro interno iniziative destinate alla riduzione dello stress dei dipendenti attraverso pratiche di consapevolezza. Non è dunque per caso se molte importanti Business School stiano progressivamente inserendo nella loro offerta formativa percorsi “mindful oriented”, è il caso ad esempio della Duquesne University School of Leadership o la Ashridge Business School.
A questo punto però qualcuno potrebbe domandarsi: Si può sapere cosa sono esattamente queste pratiche di consapevolezza; oppure qualcun altro potrebbe chiedersi: “In che modo agiscono su di noi e influenzano il nostro comportamento?”. Ebbene, a queste domande proveremo a dare una risposta nella prossima tappa del nostro viaggio verso un’ecologia dei sistemi organizzativi.
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