Milano, 11 aprile 2017 ore 17.30 – 19.30
TIMspace, Piazza Luigi Einaudi, 4
In Italia il numero di grandi imprese che hanno adottato politiche di smart working è passato negli ultimi due anni dall’8% al 30% e sono circa 250.000 i lavoratori dipendenti interessati. Lo smart working non rappresenta l’evoluzione del lavoro a distanza o del telelavoro ma implica una revisione profonda del modo di lavorare nella nostra tradizione occidentale e tayloristica. Un vero e proprio salto di paradigma. Con lo smart working infatti le persone non sono più impegnate sul compito, ma sul risultato. E la responsabilità individuale si affianca a quella dell’azienda che deve comunicare obiettivi chiari e fornire gli strumenti e le leve alle persone per il loro raggiungimento. Molta però è ancora la confusione sul campo. Nell’utilizzo delle parole e nella definizione dei concetti, nell’impatto organizzativo e nel cambiamento del mindset manageriale, nella conoscenza del quadro normativo e delle best practice esistenti, nelle scelte tecnologiche e nella valutazione critica dei pro e dei contro collegati allo sviluppo dello smart working in azienda. L’incontro ha affrontato tutti questi aspetti coinvolgendo alcune tra le più rilevanti imprese italiane e multinazionali che hanno sviluppato negli ultimi anni esperienze dirette di smart working:
- Andrea Iapichino, People Caring Manager – TIM
- Raffaella Vallero, HR Manager | Labour Compliance & Employee Relations – Nestlè Italia
- Silvia Parma, Country HR Manager – ABB Italia
- Maria Rosaria Spagnuolo, Responsabile Area Salute e Sicurezza sul Lavoro – Assolombarda
Durante il Workshop Adele Mapelli, Consulente esperta di smart working, ha presentato in anteprima i risultati della instant survey ISTUD sulla diffusione dello smart working nelle organizzazioni italiane.