Contenuti, strumenti, progettazione: le nuove sfide per i trainer nell’era digitale
In questi giorni in ISTUD Business School non ci siamo fermati e siamo stati completamente assorbiti nel costruire e proporre alternative digitali a quelli che dovevano essere dei percorsi in presenza. Non abbiamo voluto lasciare soli in nessun momento i nostri clienti e i nostri partecipanti, che si sono visti sfuggire dalle mani delle occasioni per stare insieme e apprendere. Penso a sessioni di team coaching e aule di formazione che non possono evidentemente essere erogate.
Cosa ho capito da queste prime proposte che abbiamo costruito e testato?
- I contenuti richiedono di essere trasferiti in modo ancor più mirato e “concreto”, passatemi il termine. Devono essere molto diretti e circoscritti per centrare in modo chirurgico gli obiettivi di apprendimento. Online non c’è troppo spazio per i “fronzoli” che in presenza possono venire spontanei. È come se dovesse essere “buona la prima”.
- Il tempo in questo senso ne risulta più “denso”. Deve essere scandito con precisione ma anche flessibilità. C’è meno spazio per i “tempi morti” (non c’è bisogno di cambiare il setting per lavorare in gruppi banalmente).
Tutto questo, secondo me, rappresenta la base e la sfida affinché la formazione digitale sia efficace ma anche ingaggiante. Non è facile instaurare relazioni calde senza poter contare su tutti gli espedienti che si possono utilizzare in presenza come, per esempio, la modulazione della distanza fisica con l’interlocutore e la scelta di codici anche non verbali “personalizzati” per il singolo.
E quindi cosa si può, o si deve, fare?
A mio avviso la risposta sta nella grande preparazione, ancora più dettagliata, rispetto a quanto si fa in aula. Online i cambi repentini di programma, che ci si può permettere in presenza, sono molto difficili, direi pressoché impossibili.
Questo però non vuol dire farsi rigidamente incasellare nella progettazione didattica ma significa studiare, vagliare strumenti e metodi, rivisitare e trasformare la propria valigetta di competenze e tool.
Significa progettare in modo diverso il patto “d’aula” da fare con i partecipanti, lavorando chirurgicamente sulle loro aspettative e sugli obiettivi primari di apprendimento.
In questo momento il bisogno di confronto e socialità legato alla formazione sembra emergere maggiormente, ma lo stare insieme online è diverso, e a volte sembra soddisfare poco il partecipante, almeno in una prima fase. Perché la socialità, online, è una socialità molto legata ai contenuti, fatta di riflessioni in qualche modo guidate, mentre mancano completamente quei momenti più informali (coffe break, pranzi) che fanno vivere la formazione anche un po’ come un evento.
Significa cambiare paradigma uscendo dalla canonica interpretazione del tempo in presenza, per le ragioni di cui sopra.
Significa interrogarsi in modo più profondo sulla User Experience del partecipante. Di conseguenza significa anche scegliere e studiare la tecnologia comprendendone potenzialità e limiti.
Ne esce quindi l’immagine di un trainer in qualche modo trasformato, non nella propria competenza e nei propri contenuti, ma nel suo modo di utilizzarli, proporli, mixarli, commentarli. Un trainer che probabilmente dovrà trovare e definire una sua “nuova identità digitale” con cui mettersi in gioco nella relazione online.
Questa “nuova identità digitale” riguarda acquisire nuova consapevolezza delle proprie modalità comunicative, affinando il proprio para- e non- verbale, per occupare in modo “pieno” anche lo spazio virtuale all’interno di uno schermo.
Riguarda il riuscire ad essere presenti e in connessione con il gruppo mentre contemporaneamente si gestiscono gli strumenti tecnologici. Riguarda la possibilità di mantenere flessibilità anche all’interno di un perimetro che sembra offrirne meno, come quello di uno schermo. Riguarda, infine, l’accettare che queste nuove modalità di conduzione ormai sono entrate a far parte del “new normal” del fare formazione e devono quindi essere eventualmente integrate con modalità in presenza, e non più solamente viceversa.
Martina Podetti
Laureata in psicologia, ha frequentato la scuola di specializzazione in psicoterapia della Gestalt e il Master in Risorse Umane e Organizzazione di ISTUD. Ha maturato esperienze in area sanità sia in ambito clinico che come consulente e trainer sulla comunicazione con il paziente e le dinamiche relazionali tra gli operatori sanitari. Si è occupata di formazione in ambito sicurezza degli ambienti di lavoro. In ISTUD dal 2015 nel ruolo di Project Leader e Trainer, ha poi assunto il ruolo di Faculty and Networking Coordinator.