La cultura organizzativa tra “mito” del fondatore e necessità di adattamento. Role Play “I Francescani dopo la morte di San Francesco”
Articolo a cura di Mauro Arpino e Tommaso Limonta
Come già accennato nel precedente articolo sull’utilizzo del role-play in formazione sulle tematiche di leadership e lavoro in team, gli spunti possibili sono tanti essendo che, di sua natura, la storia è analogica e consente continui riferimenti e richiami all’attualità.
Un’altra vicenda, non ancora presentata in aula ma che ben si può calare all’interno di una dinamica di gioco di ruolo sui temi della cultura organizzativa e del cambiamento, è quella dell’Ordine Francescano dopo la morte di San Francesco d’Assisi.
Le vicende susseguenti la morte di san Francesco, nel 1226, sono infatti caratterizzate dall’emergere di contrasti e contrapposizioni cui il carisma e l’autorità del Santo avevano impedito di deflagrare fintanto che egli era rimasto in vita. In particolare, fin dalla convocazione del primo Capitolo dell’Ordine, emerge con chiarezza la giustapposizione tra le due storiche ali del movimento: quella dei “puristi”, o “Spirituali”, favorevole ad un’interpretazione letterale ed intransigente della regola, nello spirito del pauperismo dei primi anni, e quella più moderata, detta anche dei “Conventuali”, maggiormente propensa ad accettare alcuni compromessi, tra i quali, appunto, l’obbligo di dimora per i frati all’interno di una sede conventuale
Il contrasto, che si trascinerà a lungo nel tempo, verte intorno alla necessità di adattare la cultura dell’ordine e la sua missione ai cambiamenti intercorsi dopo il riconoscimento dello stesso da parte del Pontefice Onorio III, che aveva imposto una serie di limitazioni ad alcune delle posizioni più radicali che sono caratteristiche della predicazione originaria del Santo di Assisi: povertà assoluta, questua, rifiuto di sedi stanziali.
Come la storia ci racconta, dopo un lungo e, a tratti, violento confronto, a prevalere fu la posizione moderata dei Conventuali, rappresentati da Bonaventura da Bagnoregio, che nel 1260 assunsero la guida del movimento pubblicando la nuova Regola e perfino una nuova vita del Santo fondatore, la “Legenda Maior”, che, secondo alcuni, rappresenterebbe un vero e proprio tentativo di riscrivere la storia dell’Ordine alla luce delle necessità dettate dalle contingenze.
Gli “Spirituali” rifluirono invece in una sorta di limbo tra ortodossia ed eresia, per poi venir considerati ufficialmente eretici alcuni secoli più tardi. Le loro posizioni, tuttavia, sopravvissero tra quanti rimproveravano al nuovo Ordine un assetto troppo compromesso con lo spirito dei tempi e le comodità della vita, finché, dopo la Controriforma, trovarono nuova visibilità con la fondazione dell’Ordine dei Cappuccini che, in parte, si richiama a questa esperienza.
Ancora una volta la storia diventa role-play: due gruppi d’aula diventano le due correnti del movimento francescano che si confrontano e si affrontano nel Capitolo. Quale posizione prevarrà? Vinceranno i puristi, che vogliono conservare integro il messaggio del fondatore, o i pragmatici, che vogliono adattarlo alle circostanze?
L’analogia, decodificata, consente di indagare aspetti di grande interesse quali:
- Il presidio della cultura organizzativa in fasi di profondo e radicale cambiamento (dettato da circostanze esterne o interne)
- La “sopravvivenza” delle organizzazioni dopo la morte del loro fondatore, anche attraverso l’esame di alcuni casi noti come Ferrero, Olivetti….
- I limiti entro i quali il cambiamento della cultura organizzativa può svilupparsi senza rinnegare l’identità sottostante
- La gestione del cambiamento all’interno di organizzazioni complesse ed articolate, disperse sul territorio e caratterizzate dalla coabitazione tra più anime o gruppi funzionali (come le grandi multinazionali moderne)
- Le dinamiche mediante le quali l’organizzazione si racconta e racconta la storia, più o meno mitizzata, di chi l’ha fondata in funzione del contesto (quello di San Bonaventura fu una sorta di storytelling ante-litteram che però piegava la realtà dei fatti alle ragioni dettate dalle circostanze – una dinamica che spesso ricorre anche nelle organizzazioni moderne).
Le analogie proposte da ISTUD e i role play analogici, realizzabili in modalità in-house e personalizzabili secondo le esigenze aziendali, sono la prova di come partendo dalla storia, ma anche dalle scienze, dalla letteratura, dalla musica… in un crescendo di spunti si impara, si partecipa e, perché no, ci si diverte.