Sul palcoscenico della vita aziendale entrano in scena gli errori
Ormai le organizzazioni si sono viste proporre un po’ di tutto dalle Società che offrono servizi di consulenza gestionale e organizzativa, interventi di formazione e selezione del personale. E di tutto, in qualche caso, sono state disposte a fare: arrampicarsi su liane, giri in barca a vela, camminate sui carboni ardenti. Ma quante volte sono state sinceramente animate dal bisogno di mettersi in discussione? Davvero le organizzazioni mandano i loro uomini e donne a seguire seminari di formazione sulla gestione del conflitto, sulla comunicazione, sulla leadership convinte che ciò migliorerà la vita delle persone, dei gruppi di lavoro e quindi dell’organizzazione tutta? Si tratta di dirsi francamente se le persone che svolgono un’attività lavorativa, e ancora di più quelle che hanno un ruolo decisionale, di comando, vogliano mettersi veramente in gioco al fine di promuovere percorsi di miglioramento sostanziale che inevitabilmente ricadano anche sul modello sociale a cui apparteniamo o se invece si tratta piuttosto di seguire mode indistinte, finanziamenti allettanti, strategie di promozione personale interna all’azienda finalizzate a cambiare tutto per non cambiare niente.
L’uso dello strumento teatrale
Il dubbio mi viene quando, pur essendo ormai una metafora “anziana”, propongo alle aziende l’uso dello strumento teatrale. Ancora oggi mi sento dire: “Bello, molto interessante ma da noi non può funzionare, è troppo rischioso le persone non capirebbero”. Com’è possibile, ancor oggi, non cogliere l’enorme potenziale del gioco teatrale, della messa in scena organizzativa al fine di promuovere una riflessione profonda sui meccanismi impliciti ed espliciti che governano la vita non solo lavorativa delle persone? Per esempio: proprio il rischiare, il provare, lo sbagliare, nel mondo organizzativo assume una coloritura tragica!
Quando l’errore si trasforma in incidente, il risultato può essere piuttosto allarmante. Insomma, il contesto organizzativo sembra essere il luogo meno ospitale per i poveri errori. Ma d’altra parte esiste forse un posto dove l’errore, l’incidente, assurge ad un’aurea di rispettabilità?Certo che esiste, il mondo della rappresentazione, il mondo dove l’uomo si specchia senza correre il rischio di farsi male e si vede per quello che è. Ecco una delle opportunità che ci offre il teatro.
Errori e sequenze drammatiche
Senza errori, equivoci, conflitti, non esiste sequenza drammatica e ricordo che dramma (dal greco drao: opero, agisco) è qualunque forma
letteraria destinata alla rappresentazione scenica. Il teatro è lo spazio dell’azione per eccellenza, qui che i pensieri vengono agiti, si mostrano, non rimangono inermi nelle nostre teste ma prendono corpo. Fare teatro vuol dire produrre azioni e ragionare sugli effetti che queste hanno sul contesto di riferimento.
Perchè ciò che stiamo guardando risvegli il nostro interesse “deve accadere qualcosa” e questo qualcosa deve coincidere con un problema, con un incidente di percorso (meglio se del tutto inaspettato), altrimenti non ci soddisfa, non ci piace, può sembrarci addirittura poco verosimile.
Nessuno va a vedere una rappresentazione teatrale dove lui e lei si innamorano, si sposano, fanno dei bellissimi bambini sani, intelligenti per poi vivere tutti felici e contenti. Ma come, nemmeno un adulterio, un pignoramento, una catastrofe ecologica? Meglio allora lo slow burn alla Stanlio e Ollio dove basta un piccolo incidente e comincia una divertente battaglia. Chi non ricorda le torte in faccia?
La stagnante assenza di contrasti
Anche quando quello che ci viene proposto è sopra le righe o francamente incredibile, spesso risveglia comunque il nostro interesse e siamo più disposti a impadronircene. Non è affatto facile cambiare il proprio punto di vista e vedere un problema come un’opportunità. Intanto bisogna rendersi conto di avere un punto di vista e non una visione oggettiva, cosa che chi indossa “giacca e cravatta” fa ancora molta fatica a concepire. Ma questo sapere è parte integrante di una sana gestione dei conflitti.
L’errore comunicativo è spesso la scintilla dell’incidente che mette in moto la trama drammatica, così come può mettere in moto la nostra giornata lavorativa. “Il teatro studia i molteplici rapporti tra uomini e donne che vivono socialmente e non si limita alla contemplazione del singolo individuo” (Boal, 1994). Deve esserci un antagonista e quando è assente bisogna presumerne la presenza e da qui che si genera il conflitto che giustifica la narrazione di una storia.
In teatro, tutto è falso ma deve apparire vero
Se ciò non bastasse, bisogna poi considerare gli errori all’interno della messa in scena quando, cioè, il pubblico è presente. E’ difficile immaginare che durante uno spettacolo vada sempre tutto per il verso giusto.
Un buon attore fissa bene nella testa chi è e dove sta andando e non consente a nessun errore, né proprio né altrui, di modificare queste due certezze. Il resto fa parte del percorso e, si sa, nel percorso gli incidenti sono possibili.
E’ difficile immaginare che durante uno spettacolo vada sempre tutto per il verso giusto. In tutto questo una parte la fanno anche gli spettatori che, comprando il biglietto, stringono un patto di fiducia con chi propone la rappresentazione. E con questo sono disposti ad assecondare ciò che gli viene proposto purchè vengano condotti con maestria dentro il flusso del racconto, degli accadimenti. Come spettatori vogliamo ritrovare modelli di comportamento che conosciamo e scoprire modelli diversi per valutarne l’efficacia. Il teatro è un tramite straordinario per osservare la realtà, quindi si costituisce come un valido aiuto per riconoscere, valutare e ragionare sulle dinamiche che danno origine ai nostri errori, e pur non garantendo soluzioni certe, offre continui spunti di riflessione fondamentali per la costruzione di scelte possibili.
Tutto ciò attraverso gli strumenti che sono propri dell’essere umano: gesti, voce, movimenti, mimica, spazio. Dimensioni, queste, che si fanno linguaggio espressivo universale, lontano dai rigori accademici ma vicinissimo all’essenza stessa dell’individuo.
Esse stimolano nello spettatore il pensiero razionale ma soprattutto fanno vibrare quelle corde affettive, emotive ed empatiche fondamentali per il coinvolgimento. Meno male che ciò è il teatro.
Dagli anni di esperienza personale e dall’osservazione delle attività svolte da colleghe e colleghi ad esempio, sono stati molti gli interventi svolti in questa direzione. Alitalia Cargo, dove è stato possibile affrontare in termini costruttivi le criticità di ordine gestionale a livello di gruppi operativi come a livello di relazioni gerarchiche; nel Comune di Rimini dove, invece, si sono sviluppati numerosi e differenziati interventi finalizzati a migliorare la comunicazione tra Agenti di Polizia Municipale e cittadinanza; all’ENEL che ha fatto dell’azione teatrale il luogo dove affrontare con successo il tema della sicurezza del e sul lavoro; così come in Salvagnini che si è posta il problema di come sviluppare comunicazioni efficaci finalizzate a coinvolgere le persone sui temi della sicurezza.
“Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore”.
Bertolt Brecht