Ridisegnare gli spazi di lavoro a casa
… in principio fu la Natura, la Savana, la Grotta, la Terra
Circa 2 milioni di anni fa, quando l’uomo primitivo faceva i suoi primi passi sulla Terra, la Casa era sicuramente un concetto ancora un po’ astratto e legato al bisogno “primario” (per dirla alla Maslow) di sopravvivenza.
Per questo la casa dei nostri antenati spesso finiva per coincidere con la Natura sotto forma di ripari come anfratti, grotte e caverne. Tali ripari, con la nascita dell’agricoltura e della stanzialità, vennero gradualmente sostituiti con “tetti artificiali” che l’uomo cominciò a costruirsi da solo. Fu forse così che nacquero le prime capanne o palafitte. E fu forse così che finalmente apparve pian piano anche il senso di “casa” intesa non solo come riparo stabile e solido in cui “accendere il fuoco”, ma anche come “bene immobile” legato appunto alla stanzialità.
E visto che l’uomo è un “animale sociale”, la casa divenne via via non solo un luogo da abitare, ma anche da vivere assieme alla famiglia, ai parenti e agli amici. E poi anche un luogo in cui poter lavorare, fabbricare cose e fornire servizi!
Se Casa e Lavoro hanno spesso finito per “coabitare”, con la Rivoluzione Industriale questi sono però diventati due spazi-tempo antitetici.
Ma con l’arrivo della moderna tecnologia, gli spazi di lavoro domestici sono tornati prepotentemente alla ribalta grazie a quello che abbiamo impropriamente battezzato “Smart Working”. Ma a ben vedere, con questo termine i concetti di Lavoro e Casa sono restati ancora separati: così come in alcuni CCNL, anche nel disposto della nota Legge 81/2017 si parla infatti ancora di “conciliazione” tra questi due tempi separati, vita e lavoro.
Come allora risolvere questa apparente antinomia? Semplice, cercando di capire “cos’è oggi il Lavoro”.
E qui va fatta una prima osservazione. Sicuramente il Lavoro oggi è cambiato. Perché in fondo è il Mondo stesso ad essere cambiato! Quindi, se il Lavoro si è necessariamente evoluto, altrettanto è accaduto nei suoi luoghi “di produzione”. Luoghi che, come più volte abbiamo visto, si sono fortemente intrecciati per adattarsi ai continui e veloci cambiamenti di un mondo globale, connesso, VUCA, liquido ecc. Andando così a riprogettare il Lavoro in senso speculare al significato che oggi, nel mondo moderno, hanno le due parole chiave di Spazio e Tempo.
E’ vero però che il rapporto Casa/Ufficio non è stato sempre ben approfondito: forse molto probabilmente ciò è dovuto all’idea che – considerando lo Smart Working come un “benefit” da concedere una o due volte alla settimana per conciliare vita & lavoro – le aziende si sono spesso solo premurate (giustamente) di tutelare in primis il “Working”, andando così di fatto a replicare a casa i tempi, i metodi e gli spazi dell’ufficio tradizionale.
Ma, come ormai tutti ben sappiamo, lavorare (anche due o tre giorni alla settimana) da casa non significa tele-trasportare a domicilio il lavoro svolto in ufficio. Tra le altre cose, lavorare da casa richiede infatti dal punto di vista organizzativo un’attenzione e una pianificazione maggiore di quella che già, teoricamente, dovremmo agire in ufficio. Anche per evitare, come sappiamo, il rischio di andare oltre le normali ore settimanali e così far entrare i lavoratori in una continua iper-connessione che ha portato molte aziende a introdurre il cd diritto alla disconnessione.
Di più. Lavorare a/da casa significa anche RIPENSARE GLI SPAZI DOMESTICI. Per evitare altri tipi di stress e difficoltà produttive. Su questo punto dobbiamo però subito evidenziare che pochissime sono le aziende che finora hanno messo in campo vere e proprie soluzioni di supporto reale al Work From Home (WFH) redesign. Forse perché c’è ancora qualche timore nell’entrare “a casa” dei propri dipendenti? forse perché il farlo potrebbe apparire un’ingerenza nella loro Privacy? o forse perché, ancora oggi, molte sono le aziende che stanno cercando ancora di capire meglio i “new ways of working”?
Quale che sia l’attenzione (o il budget) che si voglia mettere su questo punto, resta il fatto che non possiamo però più negare che nel “new normal” la casa è ormai diventata un luogo di lavoro. Se la casa è quindi (anche) ufficio, va da sé che non solo deve essere resa “digitalmente abile” ma anche, come tutti gli spazi di lavoro, curata in tutti i diversi aspetti legati all’ergonomia, al benessere, all’illuminazione e – perché no – al design e al comfort. In nome di una maggiore produttività o “engagement” o di quella che oggi chiamiamo “employee experience”.
Insomma: se ormai sono tante le soluzioni per rendere ibridi i nostri uffici – pensiamo ad esempio all’uso di spazi “activity-based” in cui ci si può ritagliare il proprio luogo di lavoro a seconda delle attività da fare – ebbene, perché non fare lo stesso a casa?
Ecco perché, con il prezioso aiuto di un team di manager, HR, ma anche da architetti, designer, biologi e nutrizionisti, assieme a ISTUD abbiamo voluto pubblicare recentemente un libro intitolato “Smart Homes for Smart People: ripensare gli spazi di lavoro a casa” che potete trovare in vendita su Amazon.
Grazie a questo libro dal taglio grafico moderno, basato su capitoli brevi e ricchi di illustrazioni (e per questo pensabile anche come manuale illustrativo da dare in chiave di welfare ai propri dipendenti), abbiamo riflettuto non solo sulle “smart skills” necessarie a lavorare (meglio) al di fuori dal tradizionale ufficio, ma anche ad alcune semplici soluzioni di “smart home redesign”. Così estendendo il nostro viaggio all’arredo, all’illuminazione o alle soluzioni di “greenery” ma anche affrontando temi pratici come ecologia ed economia domestica, stress, cibo e salute.
Ecco perché ci aspettiamo che si svilupperà molto probabilmente una convivenza bilanciata tra WFH, lavoro da remoto e lavoro in ufficio. Così ibridando le 3 aree tipologiche di approfondimento: la casa, l’ufficio e gli spazi d’uso collettivo di prossimità all’abitazione.
Non c’è solo in gioco la ricerca di nuove soluzioni di arredo ibrido e multifunzionale, ma la nostra “soft-skill” legata alla capacità di adattamento al cambiamento.
Ma se questa adattabilità può avere senso non solo in una situazione temporanea, la prospettiva del WFH permanente esige soluzioni diverse che possano restituire una vivibilità domestica individuale e familiare altrettanto… permanente!
Per questo dovremo ri-iniziare a parlare non solo delle “grid” di città policentriche o di nuova mobilità ma di riallocazione tra lavoro e tempo libero. E quindi anche di nuove “social skills” volte a ridare in primis la centralità al vero e unico end-user chiamato “uomo”.
Senza ovviamente dimenticare che – oltre a ridisegnare le Smart Homes, gli Smart Offices e le Smart Cities – sarà presto necessario ripensare in chiave “smart” anche quel luogo da cui tutto ebbe origine. Un luogo unico come noi e che – anche se è solo un appartamento nel più grande Universo – resta la nostra unica e grande Casa chiamata Terra!
Tutto (o quasi) da rifare?
PS: questo articolo, assieme a molti altri approfondimenti, è disponibile anche nel Podcast “Smart Workplace for Smart People” disponibile liberamente su ANCHOR/SPOTIFY