Welfare Aziendale, secondo capitolo del Viaggio verso un’ecologia dei sistemi organizzativi
Sulla base dei dati condivisi nel precedente capitolo, possiamo affermare con certezza che, a livello Europeo, il problema dello stress lavoro correlato e dei suoi effetti sociali è stato ormai rilevato e portato a consapevolezza; dunque anche in Italia, almeno dal punto di vista formale, negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo aumento dell’attenzione nei confronti della qualità degli ambienti lavorativi. Il fatto che, come abbiamo visto, governo, associazioni di categoria e parti sociali si siano attivate su questi temi e abbiano messo in atto interventi di sistema (vedi sempre capitolo 1), è certamente il segno che il livello di sensibilità culturale era ed è molto alto; le istituzioni, storicamente, sono infatti per definizione lente nel recepire e rispondere alle istanze che attraversano e muovono la società. Se si è dunque arrivati addirittura a modificare la normativa vigente e a imporre alle aziende adeguamenti talvolta molto onerosi (sia in termini economici che di tempo dedicato) significa che stiamo parlando di qualcosa che non poteva più essere trascurato. Quest’ultima riflessione peraltro si ricollega a quanto accennato nell’introduzione: siamo sempre meno disposti, culturalmente, a lavorare in ambienti malsani; le nostre aspettative circa la qualità delle condizioni di lavoro si sono alzate con il passare del tempo, e questo anche a seguito di una lunga serie di incidenti e scandali che si sono avvicendati nella storia del nostro paese.
Detto questo, vanno fatte alcune considerazioni: per prima cosa, come spesso capita, gli interventi istituzionali, proprio per le loro natura, non brillano né per delicatezza né per semplicità. Vedendosi imposti dei tempi di adeguamento molto stretti, le imprese si sono trovate a dover correre ai ripari per evitare sanzioni, mettendo in moto tutta una serie di provvedimenti operativi e burocratici che hanno talvolta letteralmente “ingolfato la macchina”. Un esempio su tutti: il sopracitato obbligo alla formazione del personale, soprattutto per le aziende di grandi dimensioni, ha comportato uno sforzo organizzativo che ha monopolizzato l’attenzione di molti uffici risorse umane, lasciando poco spazio per altre attività. L’auspicio chiaramente è che, superata questa prima fase calda, i nuovi processi vadano progressivamente integrandosi nella vita organizzativa e possano essere vissuti e agiti sempre più come un valore e sempre meno come un onere.
C’è poi da fare un discorso un po’ meno contingente: al di là di queste problematiche (che ci si augura vengano risolte nel minor tempo possibile), quali effetti avrà la normativa sul benessere organizzativo? E’ probabile che contribuisca ad aumentarlo dal punto di vista “fisico”, ovvero: nelle imprese che si sono seriamente adeguate, l’attenzione nei confronti della sicurezza negli ambienti di lavoro andrà credibilmente ad aumentare, e questo sia da parte dei datori di lavoro che dei dipendenti. Ciò, in linea di principio, avrà due sostanziali conseguenze: oggettivamente, una diminuzione del numero d’incidenti; soggettivamente, un aumento del senso di sicurezza e incolumità nei lavoratori. Entrambi i dati saranno monitorabili e quantificabili attraverso le indagini periodiche, previste per legge.
Le cose si fanno meno certe e più sfumate per quanto riguarda invece la salute psico-sociale: se è vero che le imprese sono ormai obbligate a valutare internamente i rischi dello stress lavoro-correlato , è altrettanto vero che questo tipo di disagi, laddove presenti, sono molto più complessi da gestire. Per varie ragioni: innanzitutto l’approccio, proprio per la delicatezza e l’intimità dell’argomento, è utile che sia il meno standardizzato e asettico possibile. Ciò però presuppone una sensibilità organizzativa evoluta, altrimenti il rischio è quello di impostare indagini superficiali e fredde a cui i dipendenti risponderanno con altrettanta superficialità e freddezza, mantenendo eventuali problematiche sommerse e dunque potenzialmente ancora più dannose. In secondo luogo, qualora invece effettivamente emergano aree di disagio rilevanti, le risposte possono richiedere degli interventi che vanno ben oltre gli accorgimenti architettonici, logistici o comportamentali (minimi) validi per l’ambito “salute e sicurezza”, magari dispendiosi economicamente ma ben definiti e limitati.
Spesso, quando si vanno a scandagliare i fattori di stress, si scoprono dinamiche complesse, che coinvolgono il rapporto fra individuo e organizzazione a moltissimi livelli: la conciliazione casa-lavoro, il riconoscimento professionale, la qualità relazionale dell’ambiente lavorativo, la realizzazione esistenziale. Possono quindi emergere criticità che arrivano talvolta a mettere in discussione la cultura stessa dell’impresa; non tanto quella dichiarata (mission e vision, solitamente piuttosto virtuose) quanto quella agita. Ecco allora che in queste situazioni si fa tutto più fragile, perchè non è sufficiente intervenire sul singolo individuo ma andrebbero prese decisioni di sistema, e non sempre si è disposti a farlo! Il risultato è che le risposte si dimostrano inadeguate o semplicemente palliative, con l’effetto di generare un senso di sfiducia da parte dei dipendenti (è il caso di innumerevoli Analisi di Clima finite nel silenzio) che minerà ulteriormente l’affidabilità della successive indagini. E le conseguenze di questo tipo di atteggiamenti si traducono in numeri che le imprese stanno iniziando a considerare con maggior serietà (anche sulla base dei dati che abbiamo elencato): aumento delle giornate perse, aumento del turnover, diminuzione della produttività. Insomma, il benessere e la cura delle persone sembrano essere temi tutt’altro che marginali in un’ottica di sviluppo organizzativo serio. Quindi, se vogliamo proseguire oltre nella nostra indagine, dobbiamo ampliare la prospettiva e iniziare a prendere in considerazione politiche più articolate, che vadano oltre il mero vincolo legislativo. Bisogna cominciare a parlare di Welfare Aziendale, di cui ci occuperemo nel prossimo capitolo.