Sport Business Management: intervista a Vittorio Angelaccio – Field Project Coordinator
In vista dell’inizio del Master ISTUD in Sport Business Management, abbiamo intervistato manager del settore per scoprire i retroscena del volto economico dello sport.
Oltre ad essere fonte di sogni e intrattenimento per miliardi di persone in tutto il mondo, lo sport è anche un settore con un giro d’affari multimiliardario che ha molti punti di contatto con altri settori dell’economia globale.
Oggi pubblichiamo l’intervista a Vittorio Angelaccio, docente ISTUD, manager con una esperienza di oltre 20 anni nella Sport Industry e oggi Field Project Coordinator del Master in Sport Business Management, che ci ha parlato della veloce evoluzione avvenuta all’interno della sport economy negli ultimi anni.
Ciao Vittorio.
Parlaci di te: come sei approdato nel mondo dello Sport Business Management?
Non ho mai frequentato una scuola calcio, ma ho avuto la fortuna di praticare diversi sport, fra cui tennis e sci alpino, in cui ho ottenuto anche buoni risultati a livello regionale e italiano.
Andando avanti con l’età mi chiedevo spesso come sarebbe stato operare nel mondo dello sport.
Un passaggio importante dal campo di gara alla scrivania.
Subito dopo la Laurea in Economia Aziendale a Firenze, la curiosità aumentava. Mi eccitava l’idea di lavorare nello sport business ma con scarse conoscenze e con una grande confusione di cosa concretamente avrei voluto fare.
Come spesso accade, la visione di un celebre film di un avvenente procuratore sportivo americano ha attirato ancor di più il mio interesse per lo sport business, inteso come gestione di atleti e testimonial, rapporti fra club e operatori di settore, organizzazione di eventi sportivi.
Da lì, ho deciso di approfondire le conoscenze del settore investendo in formazione sportiva manageriale, prima con un corso di perfezionamento in Economia e Diritto dello Sport a Firenze, successivamente con un Master in Diritto ed Economia dello Sport nell’Unione Europea, al termine del quale ho iniziato a lavorare a Coverciano, la “casa delle Nazionali Italiane di calcio”.
Per me, che di calcio giocato non ero un fanatico, era un sogno, che con dedizione, sacrifici e un pizzico di fortuna stava diventato realtà.
Da allora, ho avuto la possibilità e il privilegio di lavorare in varie aree del business sportivo come il marketing, l’analisi di dati, la gestione e l’organizzazione degli eventi sportivi e quella dei diritti televisivi. Mi sono occupato anche di relazioni internazionali, di progetti speciali e di integrità nello sport tramite protocolli di prevenzione, educazione e formazione in diverse occasioni anche di attività più tecniche, collaborando e seguendo personalmente le trasferte delle squadre Nazionali di Lega in tornei e manifestazioni nazionali e Internazionali.
Ho maturato tali esperienze all’interno di realtà diverse fra cui FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio), LEGA PRO (Lega Italiana Calcio Professionistico), EPFL (European Professional Football League), Fenice Volley Isernia, un club di volley maschile di Serie A.
Mi sono inoltre occupato di gestione di partnership e sponsorship, di organizzazione e coordinamento di eventi nello sci alpino e in altri sport invernali e di recente anche di digital marketing in ambito per una nuova piattaforma di servizi gestionali online nel mondo del calcio.
Com’è nata la collaborazione con ISTUD? Che obiettivi ti sei posto?
La collaborazione con ISTUD nasce da un’esigenza particolare da parte di entrambi.
La sfida era quella di bilanciare l’offerta formativa di un istituto di formazione importante e storico come ISTUD con l’esperienza lavorativa di persone che, come me, sono riusciti a costruire una professione partendo dalla propria passione per lo sport, investendo in cultura manageriale.
Quello che vorrei fare all’interno del master è mettere a disposizione le mie esperienze e conoscenze del settore, contribuendo a dare ai partecipanti una fotografia realistica dello sport business management, aiutandoli a comprendere le grandi e soprattutto rapide dinamiche che stanno rivoluzionando questo mondo.
Ai partecipanti vorrei far comprendere cosa significhi lavorare nel mondo dello sport e in un’azienda sportiva e allo stesso tempo quanto sia non sempre semplice conviverci.
Da una organizzazione tradizionale e relativamente semplice, basata principalmente da volontari, siamo passati a una dimensione complessa, più manageriale che richiede e necessita di figure professionali specifiche. Tuttavia c’è ancora tanto da fare e da migliorare.
In questo contesto, quali sono le competenze più apprezzate nel mondo dello sport?
Prima di tutto, la passione per lo sport, immaginandolo come una vera e propria opportunità di lavoro, non semplicemente un hobby o una fede calcistica.
Spesso infatti la sola passione porta all’improvvisazione: collaborare ed operare nello sport piace a molti, proprio perché viene considerato un gioco, e in quanto tale una cosa semplice. La realtà è un’altra cosa.
Poi vengono le conoscenze di base, le nozioni, l’organizzazione macro del mondo dello sport, insieme alle norme e ai regolamenti specifici delle varie entità sportive.
Ancora la voglia di mettersi in gioco, dedizione e spirito di sacrificio, avere capacità di adattarsi, disporre di una grossa dote di progettualità, proporre idee innovative, originali, differenti e meritevoli di attenzione.
Non deve essere da meno la dote di creare relazioni e contatti: la costruzione della rete professionale è fondamentale, ma ancora più importante è alimentarla regolarmente.
Poi, c’è anche la necessità di aggiornamento costante e continuo, essere a contatto con quello che succede nel settore, essere sempre sul pezzo, partecipare ad eventi e avere un approccio proattivo.
Sicuramente i nuovi trend nello sport, le nuove tecnologie applicate ci fanno capire che anche lo sport è in rapida evoluzione, ed essere pronti, flessibili, preparati è un “must” imprescindibile.
Infine, avere anche una ottima dose di fortuna, cercando di intravedere opportunità di crescita professionali e sposare progetti solidi e concreti.
Un buon manager oggi deve saper ascoltare, guardare, imparare, insegnare, costruirsi fiducia e darne, circondarsi di validi collaboratori e delegare.
Insomma, fare squadra, in modo che tutte le persone coinvolte all’interno di un gruppo si sentano parte integrante e ben stimolate a fare sempre meglio e a raggiungere obiettivi comuni.
Il tutto con una grande umiltà, puntando in alto ma restando sempre con i piedi per terra.
Qual è il taglio formativo più spiccato del Master? Come gestirai la tua parte di project work, da Field Project Coordinator?
Abbiamo lavorato tanto per rendere questo Master un percorso formativo dal taglio molto pratico.
Le attività di aula sono fondamentali per l’apprendimento di nozioni e per comprendere meglio le varie aree, ma allo stesso tempo ancora più importante è calarsi subito nella realtà.
Il mondo dello sport, grazie anche alla tecnologia sempre più spinta, è diventato un vero e proprio “medium”, con la grande capacità di attrarre interesse e soprattutto investimenti economici in sponsorizzazioni a livello globale.
Ecco perché il nostro intento è quello di formare professionisti che sappiano, alla fine del percorso, cosa voglia dire lavorare all’interno del settore, che non vuol dire solo operare in società calcistiche o club sportivi: ci sono tante altre possibilità e realtà, fra cui aziende di prodotto, società di consulenza, di impiantistica sportiva, di organizzazione e gestione eventi, agenzie di digital marketing e comunicazione, start-up di servizi gestionali nel mondo dello sport.
Nel mio caso, mi piacerebbe raggiungere questo obiettivo coinvolgendo i partecipanti all’interno dell’organizzazione di eventi sportivi principalmente con i partner del Master. Ma ci saranno anche altre attività in fase di definizione.
Ritengo che questa sia la palestra migliore per imparare: metteremo in pratica competenze in un contesto reale, accelerando il processo di apprendimento.
Sarà uno “stress test” utile, che darà modo ai corsisti soprattutto di capire i ritmi reali della professione, visto che le dinamiche da seguire sono molto veloci.
Fargli vivere direttamente un’esperienza pratica gli darà modo di comprendere al meglio cosa voglia dire lavorare nel mondo dello sport a vario titolo.
Grazie mille Vittorio: è tutto chiaro! Ci vediamo in aula!
Grazie a voi! A presto.