Tra passato e presente: ordini medievali e organizzazioni Moderne
L’esperienza degli ordini religiosi medievali è ricca di spunti e, come siamo soliti dire in ISTUD, di analogie con l’attualità.
L’articolo che presentiamo si propone di considerarne alcune, collocando la vicenda di due di questi ordini, forse i più noti al grande pubblico – Francescani e Domenicani –, in una prospettiva che si prefigge di ricostruire intorno alle fonti storiografiche i presupposti di un vero e proprio passaggio trasversale, che dalla storia ci condurrà a comprendere alcune dinamiche caratteristiche delle moderne organizzazioni.
Per fare questo cercheremo di capire, in primo luogo, cosa sia un “ordine religioso”, rintracciando nell’etimologia stessa del termine alcuni concetti molto evocativi per chi oggi opera nelle organizzazioni moderne: in primo luogo l’idea di “sistema”, che è probabilmente la miglior volgarizzazione della parola latina “ordo”, un’espressione che viene spesso tradotta come “stile di vita, ordinamento, modo di stare insieme in vista del raggiungimento di un fine comune”.
Analizzeremo come questo insieme di concetti sia, nei fatti, una perfetta rappresentazione di ciò che oggi intendiamo con il termine “organizzazione”, includendovi quell’insieme di regole, procedure e ordinamenti che, nell’ordine religioso come nell’azienda, sono funzionali al raggiungimento di una mission, che nel primo caso è di natura spirituale, mentre nel secondo coincide con l’offerta di un prodotto o di un servizio a beneficio del mercato finale. Parlando di “mercato”, racconteremo di come anche gli ordini religiosi ne avessero uno, il “mercato” dei fedeli, e dalla testimonianza delle fonti storiografiche apprenderemo come questo mercato venisse prima analizzato, attraverso una sorta di “segmentazione ante-litteram”, poi raggiunto e infine sviluppato, nel comune interesse dell’ordine, della comunità e di quella “parte terza” che era la Chiesa di Roma.
Vedremo quindi come il presidio e lo sviluppo di questo mercato passasse anche, come nelle moderne aziende multinazionali, per una serie di tratti identificativi, o di corporate, veri e propri artefatti, come gli abiti, i riti, l’architettura dei conventi e, soprattutto, quel grande strumento di storytelling che era la pittura, qualcosa di molto simile a ciò che oggi sono i video, le risorse digitali o l’advertisement. Parlando di ciò, scopriremo anche come ciascun ordine avesse, non di rado, un suo mercato di riferimento, una sua nicchia, rappresentata da quei fedeli che in maniera più spiccata, per convincimento, censo o provenienza geografica, si identificavano nei principi e nei valori che l’ordine rappresentava – più popolare e meno colto era, ad esempio, il “mercato” dei Francescani; più dotto e agiato quello dei seguaci di San Domenico.
La nostra attenzione verrà quindi rivolta alla dimensione interna degli ordini, al sistema di relazioni che circondava gli ordini – oggi lo chiameremmo stakeholders’environment – , e ci soffermeremo in particolar modo sui dibattiti intorno al ruolo del leader/fondatore, cercando di inquadrarne il successo in una vera e propria strategia di espansione e occupazione delle nuove “nicchie”.
In conclusione guarderemo ancora ai Francescani e ai Domenicani presentandoli per ciò che effettivamente sono stati: due organizzazioni diverse, ma sinergiche; sinergiche nella condivisione dei fini ultimi e della “ragion d’essere”, sinergiche nel servizio alla Chiesa di Roma e nella lotta alle eresie, ma anche profondamente rivali e conflittuali, tanto nella posizione teoretica intorno all’eredità di Aristotele, quanto nello stile e nel modo di dialogare ed interagire coi fedeli. In questa apparente antinomia identificheremo quindi i tratti di quella che oggi chiamiamo coopetition, quel modo di competere collaborando che sta alla base delle teorie del distretto e delle comunità economiche moderne.
Tommaso Limonta
Laurea in Storia Moderna presso l’Università degli Studi di Milano, Master in International Affairs presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano, Master in Business Management (ILA) presso ISTUD. In qualità di collaboratore scientifico, ha collaborato per tre anni (2005-2008) con il Centro Italo-Tedesco Villa Vigoni, specializzandosi sui temi delle relazioni economiche e culturali fra Italia e Germania. Presso ISTUD si occupa di ricerca nell’area dell’organizzazione e dei progetti finanziati internazionali (LLP ed Erasmus +), con particolare riferimento ai temi della multiculturalità e dell’applicazione della prospettiva storica agli studi organizzativi. In questa veste è responsabile dal 2008 del percorso formativo denominato “Analogie, lezioni per manager” che si propone di utilizzare la metodologia analogica per la formazione e la crescita professionale dei livelli dirigenziali. Ha collaborato con l’Area Sanità della Fondazione, con particolare riguardo all’utilizzo dell’approccio narrativo negli studi di ricerca applicata.